La psoriasi è una delle più frequenti malattie infiammatorie croniche della pelle, dovuta sia a familiarità che a meccanismi autoimmuni. La prevalenza tra la popolazione asiatica e africana è bassa (2%), mentre tra la popolazione caucasica si eleva all’11%. La psoriasi può andare incontro a periodi di remissione e periodi di riesacerbazione.
Le manifestazioni dermatologiche sono molto varie. Queste possono andare dalla forma più comune, la cosiddetta psoriasi volgare, caratterizzata da placche eritematose fortemente demarcate e pruriginose, che si distribuiscono soprattutto a livello del tronco, del cuoio capelluto e delle superfici estensorie degli arti (gomiti e ginocchia), alla psoriasi inversa caratterizzata da placche eritematose e chiazze. La psoriasi guttata è frequente in età infantile e adolescenziale ed è spesso scatenata da infezioni streptococciche delle tonsille. La psoriasi pustolosa, invece, si identifica per la presenza di pustole coalescenti distribuite su tutto il corpo o in zone localizzate.
In circa il 40% dei pazienti con psoriasi si riscontra l’artrite psoriasica, una forma di artrite sieronegativa che si manifesta a carico delle giunture e di alcuni annessi cutanei, come le unghie.
La psoriasi presenta diversi fattori di rischio intrinseci e comorbidità, quali:
Si riconoscono anche una serie di fattori di rischio estrinseci, quali lo stress meccanico, l’inquinamento atmosferico, le infezioni, il fumo e l’alcool. E’ indubbio, quindi, che la psoriasi abbia una forte influenza sulla qualità di vita del paziente.
Le terapie farmacologiche sono diverse e hanno lo scopo di abbassare l’infiammazione e di regolare la risposta immunitaria alla base del processo psoriasico.
In abbinamento alla terapia farmacologica, però, è stato notato come un cambio di abitudini alimentari possa determinare un netto miglioramento non solo delle lesioni psoriasiche ma anche delle comorbidità a queste associate.
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